The Festa Della Donna: Celebrating Women in Italian Culture

Sebastian Cresswell-Turner explores La Festa della Donna – the 
Italian day celebrating women – and how the seasonal changes 
provide a satisfying rhythm to the life of those who live in Italy…

 

Festa della donna

Una delle cose che apprezzo molto della vita qui 
in Italia è la chiarezza con la quale la forma dell’anno è definita,” mi disse una volta un mio amico espatriato. Eravamo seduti davanti ad un bar nel Campo de’ Fiori a Roma, a guardare il mondo che passava, e lui faceva riferimento alla successione di feste e di giorni festivi che costituiscono le 
tappe del calendario italiano.

A questo punto dell’anno ce n’è un’altra – la Festa della donna, l’otto di marzo. Formalmente, si chiama la Giornata internazionale della donna, e non è un giorno festivo; si lavora, quindi. Ma la primavera è arrivata, e improvvisamente, in tutta l’Italia, si vende la mimosa nei fiorai, nei mercati, e sui banchetti per strada. Insomma, l’Italia diventa gialla.

Siccome questa è una giornata per onorare le donne, tocca a noi uomini comprare fiocchi di mimosa per qualsiasi donna con cui abbiamo a che fare – le nostre colleghe; la barista carina che ci prepara l’espresso ogni mattina; la vecchia signora imbronciata alle Poste. Il fenomeno è tanto diffuso 
e visibile che sarebbe perdonabile immaginare che fosse una vecchia tradizione. Invece, in termini storici, è quasi nuovo di zecca.

In epoca romana, il nuovo anno cominciava con l’arrivo della primavera il primo di marzo, e l’otto di marzo era poi la festa di Ariadne, figlia del re di Nasso, la quale fu abbandonata su quell’isola da Teseo che aveva promesso di sposarsela a condizione che lei lo aiutasse a uccidere il Minotauro. In chiave più prosaica, la moderna Festa della donna trova le sue origini non nell’antica mitologia, ma nel socialismo internazionale, e si celebra in Italia solo dalla fine della seconda guerra mondiale.

Per molti anni fu una giornata controversa. L’otto di marzo 1972, le manifestanti femministe che inalberavano cartelli con scritti come “Matrimonio = prostituzione legalizzata” furono disperse dalla Polizia; e questo succedette nello stesso Campo de’ Fiori dove con mio amico stavamo discutendo 
del dolce ritmo dell’anno italiano.

Oggigiorno, invece, la Festa della donna è sostanzialmente priva di fervore politico. Anzi, 
un po’ è tornata alle sue origini pagane in quanto la prima festa di primavera e forse non a caso, 
è una festa in onore della donna mediterranea sempre paziente e sofferente.

Comunque, così preferisco pensarci.

Festival of women

One of the things I love about living in Italy is the way that the year has such a well-defined shape,” an expatriate friend once said to me, years ago. We were sitting outside a bar in the Campo de’ Fiori in Rome, watching the world go by, and he was referring to the succession of festivals, feast days and national holidays that form clear milestones in the Italian calendar.

At this time of year we come to another one – the festa della donna on 8 March. Formally speaking, it is called International Women’s Day, and it is not in fact a national holiday, so you still go to work. But spring is in the air, and suddenly, throughout Italy, mimosa appears on sale in florists, markets, and wayside stalls. Italy turns yellow.

This being a day in honour of women, the idea is that men buy sprigs of mimosa for the women that they have dealings with – colleagues at work; the pretty young barista who serves you your espresso every morning; the sulky old woman at your local post office. So widespread and visible is the phenomenon that one might be forgiven for thinking it was a long-established tradition. In historical terms, however, it is almost brand new.

In Roman times, the new year began with the arrival of spring on 1 March, and 8 March was sacred to Ariadne, whom Theseus abandoned on the island of Naxos, of which her father was king, having earlier promised to marry her if she helped him slay the Minotaur. More prosaically, the modern festa della donna has its origins not in ancient mythology, but in the socialist movement, and it featured largely in Italy only after World War II.

For many years it was a controversial event. On 8 March 1972, feminist demonstrators carrying plaques bearing messages such as “Marriage = legalised prostitution” were dispersed by the police; this happened in the same Campo de’ Fiori where my friend and I were musing on the charming rhythm of the Italian year.

Nowadays, however, the festa della donna is largely empty of political animus. Indeed, it has returned to something not dissimilar to its pagan origins as the first feastday of spring and perhaps appropriately enough, one in honour of long-suffering Mediterranean womanhood. That, at any rate, is how I prefer to think of it.